mercoledì 20 gennaio 2016

Fertilizzanti per la marjuana

FERTILIZZANTI

    I vegetali necessitano di 15 elementi per la loro crescita: carbonio (C), ossigeno (O), e idrogeno (H) sono forniti dall'aria e dall'acqua. Gli altri 12 vengono assorbiti dalle radici, e devono essere presenti nel terreno o aggiunti come fertilizzanti.

    Gli elementi utilizzati in maggior quantità (macroelementi) sono: azoto (N), fosforo (P) e potassio (K), utilizzati dalla canapa in proporzioni diverse secondo le varie fasi di sviluppo. Il calcio (Ca) ed il magnesio (Mg) sono elementi secondari, utilizzati comunque dalla canapa in grandi
quantità, rispetto ad altri vegetali. Abbiamo poi i cosiddetti microelementi: ferro (Fe), zolfo (5), manganese (Mn), boro (B), molibdeno (Mb), zinco (Zn) e rame (Cu).


    L'Azoto (N) è il principale responsabile della crescita e della riproduzione cellulare, della taglia e del vigore della pianta.

    Esercita sui vegetali un'azione violenta di stimolo dell'accrescimento: una pianta ben provvista di azoto cresce rapidamente, produce un ampio apparato assimilatore, prende un colore verde scuro, dovuto all'abbondanza di clorofilla. È essenziale per la produzione di clorofilla. Per contro, alti livelli di azoto fanno si che le piante fioriscano e maturino più tardi, i tessuti vegetali siano più teneri e più soggetti all'attacco di parassiti, e un'eccessiva concimazione azotata può bloccare lo sviluppo o addirittura
uccidere le piante. In più, un eccessivo accumulo di nitrati nei tessuti vegetali può essere nocivo ai futuri utilizzatori dei vegetali stessi (provocando un intossicazione nota come metaemoglobinemia).

    La cannabis richiede alti livelli di azoto durante la crescita vegetativa, e questo elemento si ritrova soprattutto nelle parti giovani della pianta. Un insufficienza di N si manifesta soprattutto con una vegetazione stentata: la pianta cresce poco, ha un apparato vegetativo ridotto, il fogliame ha una colorazione verde giallastra, l'apice delle foglie, a partire dalle più vecchie, ingiallisce e dissecca rapidamente. Q1esta insufficienza di vegetazione è accompagnata da una maturazione precoce e ad una produzione molto bassa.

    Un eccesso di azoto si manifesterà dapprima con un notevole lussureggiamento e da un colore delle foglie più scuro, seguito da un arricciarsi delle foglie verso il basso (a cominciare dalle foglie superiori più giovani), con un blocco nella maturazione. Lavare il terreno con abbondante acqua per di lavare la quantità di fertilizzante nociva. Nella fase successiva, se l'eccesso continua, le foglie si bruceranno a partire dalle punte e la pianta morirà intossicata.


    Il Fosforo (P) è necessario per la fotosintesi, ed è associato con il vigore complessivo della pianta. Nelle piante giovanissime il fabbisogno di P è molto elevato: fino ad un certo punto viene soddisfatto dalle riserve del seme, ma presto la pianta ,se non si è provveduto, manifesterà sintomi da carenza. Inoltre il fosforo favorisce l'accrescimento dell'apparato radicale, spesso è utile la presenza di una piccola quantità di P205 (anidride fosforica) vicino al seme. Viene utilizzato per la produzione di fiori, e quindi di resina e di semi. Il fosforo é necessario alla cannabis in percentuali superiori agli altri fertilizzanti nelle fasi di germinazione (o attecchimento delle radici se da tale e) e di fioritura.

    Il fosforo, contrariamente all'azoto, accelera e favorisce tutti i fenomeni attinenti alla fioritura, fecondazione e maturazione. Rende possibile il metabolismo degli zuccheri, ed é una fonte di energia per la pianta.

    L'aspetto delle piante bisognose di fosforo assomiglia a quello delle piante con carenza di azoto: le piante sono stentate e di color verde pallido; caratteristica è una colorazione rossastra che appare sui bordi delle foglie, dapprima le più vecchie e poi quelle superiori, che in seguito si disseccano. La canapa consuma molto fosforo e sopporta concentrazioni di questo elemento anche maggiori di quelle massime richieste. Un overdose di fosforo si nota da piante di taglia piccola e un fogliame
estremamente scuro.


    Il Potassio (K) è necessario durante tutte le fasi di crescita.

    Fornisce robustezza a tutta la pianta, stimola la crescita delle radici e dei fiori e rende le piante resistenti alle malattie e al freddo. È indispensabile per la produzione della clorofilla (se le piante non riescono a sintetizzare il potassio assumono una colorazione tendente al viola). Carenze di potassio possono essere indotte da squilibri alimentari, soprattutto da un eccesso di magnesio; al contrario, si può verificare carenza di magnesio in seguito ad un assorbimento eccessivo di potassio.

    Deficienze di potassio si manifestano con crescita stentata (a volte dopo una partenza eccessivamente vigorosa), ingiallimento delle foglie partendo dalle più vecchie, con macchie scure che disseccano e bordi delle foglie arricciati e di un colore ramato (spesso dapprima le foglie diventano di un verde più scuro, i lembi si piegano e i margini si disseccano). Un eccesso di potassio sembra diminuire la produzione di resina e di cannabinoidi.


    Il Calcio (Ca) è indispensabile per la produzione cellulare e la crescita. Per un buon accrescimento accanto ad ogni pelo radicale ci dovrebbe essere qualche molecola di calcio. Il suo consumo da parte della cannabis è paragonabile a quello degli altri macroelementi. Carenze di calcio si notano dapprima all'apice delle piante, con clorosi e poi disseccamento dei tessuti meristematici (tessuto apicale deputato all'inizio della fioritura: se viene rimosso si deve riformare, in circa 15 giorni, perché la pianta possa iniziare a fiorire). Le stesse piante presenteranno gambi e rami deboli e poco sviluppati. È indispensabile in fioritura. Un eccesso di calcio provoca spesso un PH eccessivamente elevato perché sia possibile l'assorbimento degli altri nutrimenti, e nanismo delle piante. I preparati di nutrimenti per coltivazione idroponica spesso sono carenti di calcio, perché tenderebbe ad ostruire i condotti e gli irrigatori. Controllare e provvedere per evitare carenze pericolose.


Il Magnesio (Mg) viene utilizzato nella clorofilla, ed è essenziale per l'assorbimento della luce. È di aiuto per l'utilizzazione dei nutrimenti e per neutralizzare i prodotti tossici presenti nel terreno o prodotti dalla pianta. Viene utilizzato dalla canapa in percentuali maggiori che da altri vegetali,
e molto spesso sulle piante di canapa si trovano carenze di magnesio.

    La insufficienza di questo elemento si nota da macchie chiare sulle foglie, con successiva clorosi (ingiallimento) di tutta la foglia, solo le venature rimangono verdi. Le punte delle foglie si curvano verso l'alto e seccano. Un eccesso di magnesio può bloccare l'utilizzazione di potassio da parte delle piante e provocare sintomi di carenza di K.

    L'aggiunta di 100 grammi di dolomia (a volte chiamata "calce di dolomia" o "dolomite", ricca di Ca e Mg) ogni lO litri di terreno eviterà il manifestarsi di carenze di Mg, fornirà una buona dose di Ca, ed avrà una funzione stabilizzatrice del PH del terreno, sia che questo sia acido, sia nel caso di eccessiva alcalinità. Se la carenza si nota dopo la crescita, sarà utile sciogliere nell'acqua di irrigazione lO grammi di Solfato di Magnesio (sale inglese) in lO litri d'acqua. Il Solfato di Magnesio può essere utile anche per dilavare sali tossici in eccesso.


    I microelementi sono necessari per la formazione della clorofilla e agiscono principalmente da catalizzatori per i processi delle piante.Sono costituenti essenziali degli enzimi.

    Devono essere presenti in piccole quantità, e la loro mancanza può portare a problemi di vario genere.


    Una mancanza di ferro si nota dall'ingiallimento delle foglie, che inizia, al contrario delle carenze di macroelementi, dagli apici vegetativi.


    Una clorosi delle foglie, partendo dalle più giovani, si verifica anche in caso di carenza di zolfo.


    In caso di mancanza di boro si può notare un ingrossamento alla base del fusto, seguito da spaccature e marciume.

    Un insufficienza di cloro si manifesta con un ingiallimento delle foglie, che diventeranno color bronzo- arancio.

    Deficienze di zinco porteranno ad avere foglie piccole e arricciate, ingiallite vicino alle venature; i fusti saranno lunghi, e soltanto l'infiorescenza superiore sarà di dimensioni accettabili.

    Carenze di manganese e molibdeno partono dalla cima, con clorosi di tessuto fogliare fra le venature principali e spesso con arricciamento delle foglie stesse.


    Una mancanza di rame si potrà notare da un'eccessiva debolezza e fragilità dei fusti e dei rami.


La diagnosi delle carenze è cosa delicata, e queste possono essere provocate dall'insufficiente presenza nel terreno di dati elementi, oppure dal fatto che l'elemento si trova nel terreno, ma si trova in uno stato inassimilabile per un PH errato o per antagonismo con altri elementi. Attenzione perché per certi elementi si può raggiungere rapidamente il limite di tossicità.

    Il letame e tutti i tipi di sostanza organica sono particolarmente raccomandati per la restituzione, la diffusione e la mobilizzazione dei microelementi nel terreno. I concimi minerali sono normalmente fornitori di svariati microelementi: alternando diversi tipi di concimi si diversificheranno gli apporti, evitando più facilmente carenze.

    Si tenga presente che i concimi meno concentrati in N, P e K, contengono più microelementi dei prodotti più concentrati.
    Le sostanze nutritive possono essere presenti nel terreno, aggiunte ad esso nella sua preparazione o addizionate in seguito, durante lo sviluppo delle piante. Se usate in seguito possono essere mischiate allo strato superficiale del terreno, disciolte nell'acqua di irrigazione o, sempre disciolte in acqua, vaporizzate sulle foglie per un rapido assorbimento.

    Nei vasi, presto tutti i nutrimenti presenti nel terreno saranno utilizzati dalle piante in rapida crescita. Bisognerà quindi fornire alle nostre piante tutto ciò di cui abbisognano. È impossibile dire la quantità esatta di ogni fertilizzante necessaria per ogni pianta e per ogni momento della sua crescita.

    I fattori che possono variare sono infiniti, e solo con l'esperienza potremo capire come nutrire al meglio le nostre piante. Come già accennato, è preferibile utilizzare fertilizzanti organici o minerali piuttosto che di sinte si. I fertilizzanti naturali permettono lo svilupparsi di una flora batterica utile per le funzioni metaboliche delle piante; sono generalmente di lento effetto ed un loro leggero sovradosaggio non dovrebbe creare gravi problemi; contengono una grande quantità di microelementi, spesso assenti
nei concimi chimici.

    Per contro non è spesso possibile conoscere le esatte percentuali dei vari nutrienti, possono contenere organismi nocivi o favorirne la presenza, sono più difficili da utilizzare e a volte da reperire.

    I fertilizzanti di sintesi sono precisi nella loro composizione, facili da usare e di sicuro effetto, ma tendono ad accumulare sali tossici nel terreno (da lavare), in caso di sovradosaggio possono velocemente uccidere le piante e lasciano alle piante un gusto amaro, salato, ed in ogni caso spiacevole. Possono essere di aiuto, ma si cerchi di utilizzarne il meno possibile.

    Una buona pratica è quella di lasciar disciogliere i nutrimenti contenuti nel fertilizzante in acqua (tiepida) e poi utilizzarla, in una soluzione poco concentrata, per irrigare le piante. In questo modo le sostanze nutritive potranno essere assimilate prontamente e la composizione del fertilizzante potrà variare, adattandosi alle esigenze del momento.

    La fertilizzazione fogliare è di effetto estremamente rapido, ma è da utilizzare con cautela (ad es. per una rapida ripresa in caso di carenze), proprio per il rischio di rapido sovradosaggio. Inoltre gli storni delle foglie si troveranno impregnati e potranno tornare a respirare correttamente solo dopo un accurato lavaggio con acqua pura.

    Nelle prime fasi di crescita le piante necessiteranno di quantità minime di fertilizzanti, ed una loro presenza eccessiva sarà sicuramente nociva. La richiesta di elementi nutritivi aumenterà progressivamente durante la crescita e si differenzierà al momento della fioritura. Non somministrare alcun fertilizzante durante la maturazione (ultimi 15 giorni).

    Si trovano in commercio nei negozi specializzati fertilizzanti specifici per le esigenze della cannabis, sperimentati e di sicuro effetto. Il loro utilizzo può facilitare di molto l'evitare errori nella concimazione, soprattutto in caso di coltivazione idroponica. I preparati per coltivazione idroponica possono essere utilizzati con successo anche nel terreno, disciolti nell'acqua di irrigazione.

    Attenzione: con qualunque fertilizzante é facile eccedere: sarà molto facile rimediare ad una carenza che ad un eccesso, il. cui unico rimedio sarà un (o più di
uno) lavaggio del
terreno, che si effettua somministrando una quantità di acqua almeno doppia al volume del terreno. Attenzione alle dosi da usare: spesso sono riportate per quintali/ettaro. Ad es.una dose da lO q./h. significa circa 2 grammi per 5 litri di terra.

    É importante preparare un terreno con una giusta proporzione di fertilizzanti organici, che serviranno come base nutritiva e riserva durante tutta la vita della pianta. D'altra parte é impossibile definire la quantità di elementi apportati e disponibili di volta in volta.

    La sostanza organica presente nel terreno é la base per la sua fertilità, influenzandone le sue proprietà fisiche, chimiche e biologiche. Nel corso della decomposizione, le sostanze organiche vengono alterate e trasformate in una sostanza nerastra, amorfa, detta "humus". Mentre le sostanze fresche hanno una composizione molto variabile, nell' humus, sorprendentemente, il contenuto di carbonio é sempre del 50% circa, e quello dell'azoto del 5% circa, per cui il rapporto C/N é di circa 10.

    Qresto rapporto si ha quando la sostanza organica si é completamente decomposta; nel letame maturo il rapporto C/N é di circa 25, in quello mediamente maturo 30-40, in quello paglioso 40-60, nella paglia 80-100.

    Se la sostanza organica che si interra (vale anche per il terriccio usato, che normalmente presenta stampato sulla confezione il rapporto C/N) ha un rapporto C/N basso "25-30), questo corrisponde a contenuti di azoto superiori all'l,8-2%. I microorganismi che attaccano il materiale vi trovano azoto in abbondanza, che può venire utilizzato dunque non solo per i processi microbici, ma viene liberato e reso disponibile nel terreno per le piante.

    Se il rapporto C/N della sostanza organica (o del terriccio) é compreso tra 30 e 40, corrisponde a contenuti di azoto fra 1,2 e 1,8%: giusto sufficiente ad assicurare l'azione decomponente dei microorganismi.

    Se il materiale ha un rapporto C/N superiore a 40, corrispondente ad un contenuto di azoto inferiore al 1,2%, i microorganismi non trovano nel materiale stesso la quantità di azoto necessaria alla loro moltiplicazione, e lo prelevano dalla soluzione circolante, che ne viene ad essere impoverita. Qresto prelievo é provvisorio, l'azoto sarà reso quando i corpi microbici saranno mineralizzati, ma se non si sarà provveduto a fornire azoto in forma rapidamente assimilabile, le piante soffriranno fame di azoto e potranno manifestare carenze.

    Nel "Canapajo" del 1741, Baruffaldi poneva la colombina (deiezioni dei colombi) al primo posto fra i fertilizzanti per la canapa. Oggigiorno trovare la colombina é difficoltoso, ma si possono trovare altri concimi organici derivati da deiezioni di uccelli diversi, con poteri fertilizzanti diversi.

    Tutti i fertilizzanti organici qui sotto descritti si possono mischiare al terriccio nei vasi (con moderazione) o sciogliere nell'acqua di irrigazione per un effetto rapido.

    Il fertilizzante più antico che la storia ricordi é il letame, da sempre riconosciuto indispensabile per il miglioramento del terreno. Apporta elementi nutritivi in una composizione bilanciata, aumenta la flora microbica, il cui compito é quello di trasformare in soluzioni minerali i vari fertilizzanti e renderli assimilabili dalle piante; rende la struttura del terreno ideale per la crescita dell'apparato radicale. Deriva dal latino laetamen: allietare, rendere lieta la terra.

    Il letame utilizzato indoor deve essere sempre completamente maturo e privo di semi di altre piante.

    Il letame può avere una composizione molto diversa, a seconda degli animali, della lettiera, della proporzione fra paglia e deiezioni, della alimentazione degli animali, delle cure nel modo di fabbricazione e conservazione del letame, ecc.. Comunque, pur entro limiti molto variabili, si può stimare che il letame bovino contenga fino allo 0,5% di azoto, fino allo 0,2% di fosforo e fino allo 0,3% di potassio, più tutti i micronutrimenti.


    Il letame di cavallo deve essere ben maturo e non troppo ricco di paglia. può arrivare a contenere lo 0,6% di N, 0,6%-P, e 0,4%-K.

    Le deiezioni degli ovini, pecore e capre, sono quelle di più pronto utilizzo fra quelle degli erbivori, quelle che sviluppano più calore e quelle con il più alto valore nutritivo, con una media di N-0,8%, P-0,5%, K-0,4%.

    La pollina (escrementi dei polli) é consigliata da Baruffaldi quando mancasse la colombina. Ha una concentrazione molto alta dei principi nutritivi: da secca, N-4%, P-4%, K-1,5%. Come tutti i fertilizzanti organici derivati da escrementi di uccelli, deve essere usata con molta attenzione alle dosi, per non rischiare di bruciare le piante.

    Il guano di gabbiano o di pinguino si trova facilmente in commercio: ha valori di azoto molto alti (fino al 13%), seguiti dal fosforo (fino all'11%). Ha un'ottima azione in fase di accrescimento vegetativo (ma é scarso di potassio). Se aggiunto all'acqua da usarsi a dosi molto basse.

    Il guano di pipistrello é raro (si trova nei negozi specializzati per la cannabis), ma é il miglior fertilizzante per la fioritura, con valori di fosforo estremamente alti (quando proviene da giacimenti antichi): N-6%, P-15%, K-3%.

    I fertilizzanti liquidi a base di alghe hanno una buona efficacia, e sono ricchi di N,P,K (in proporzioni variabili secondo il prodotto), contengono tutti i microelementi in forma chelata (immediatamente assimilabile dalle piante), ormoni, enzimi e amino acidi. Sono utili per trattare i semi posti a germinare, le talee e le piante al momento dei rinvasi, oltre che come nutrimenti nelle fasi di sviluppo.

    Il Litotamnio (farina di alghe) è ricco di Ca e Mg: da usare, se non si trova la Dolomite, mischiato al terreno.

    Possiamo utilizzare fertilizzanti come la farina di ossa o di altri residui animali, ricche di P e K, composti ricavati da residui di materie vegetali o animali, tostati e polverizzati, ricchi di azoto.

    La cenere di legna ha reazione alcalina (al contrario dei letami, che tendono ad essere acidi), azione rapida se disciolta, e un contenuto di fino al 10% di potassio e 3% di fosforo.

    L'humus di lombrico é una buona fonte di nutrimenti immediatamente disponibili e migliora la fertilità e la struttura del terreno. É molto pesante e va utilizzato come componente del terriccio nella proporzione massima del 30% per non soffocare le radici.

Lo stallatico, letame essiccato e pressato in palline o cilindretti, può essere utilizzato in sostituzione del letame di concimaia, quando questo non fosse disponibile, in quantità ridotte a un decimo rispetto al letame umido e non compresso (1 Kg. di letame = 100 g. di stallatico).

    Possiamo poi usare concimi minerali come il fosfato di roccia (P), la dolomia (Ca e Mg) o polveri di rocce varie, ricche di numerosi elementi primari e secondari.

    Per il forte e repellente odore, non é consigliabile usare farina o emulsioni di pesce (bagamo) in coltivazioni indoor, anche se di buon potere fertilizzante.

    Possiamo poi trovare, fra i concimi organici, le torbe, dotate di altissima capacità di ritenzione idrica, fino a 30 volte il proprio peso per le torbe di sfagno, fino ad 8 volte per le altre. Possono contenere fino al 3,5% di azoto (a reazione generalmente acida).

    I pannelli di semi oleosi possono avere fino al 4-5% di azoto più diverse sostanze nutritive. Utilizzati in esterni.

    I semi di lupino (fino al 6% di N), un tempo utilizzati solo per colture di pregio.

Il sangue secco (fino al 12-14% di azoto e poco fosforo), ad azione medio-rapida, da usare con cautela indoor perché può bruciare facilmente le giovani piante e dare gusti spiacevoli alle infiorescenze.

    Le corna e le unghie (cornunghia), torrefatte e polverizzate,sono un ottimo concime per la canapa, ma di lenta azione fertilizzante, e quindi utilizzate soprattutto outdoor. Se scelto come concime, deve essere mischiato al terreno almeno tre mesi prima del suo utilizzo.

    Per sciogliere i vari fertilizzanti in acqua, dapprima agitarli in poca acqua calda, poi diluire la soluzione con acqua più fredda, e utilizzarla a temperatura ambiente.
    Attenzione: i vasi hanno una quantità di terreno limitata, e l'accumulo di sali tossici di scarto può diventare un problema. É meglio irrigare più volte con concentrazioni più diluite di fertilizzanti che rischiare un'overdose. Più fertilizzante non farà crescere le piante più velocemente, ma può cambiare la composizione chimica del terreno, dotandolo troppo di un elemento o rendendo altri nutrimenti non utilizzabili dalle piante.

    Piante in contenitori piccoli dovranno essere irrigate e fertilizzate più di frequente, piante in vasi più grandi potranno richiedere meno nutrimenti (essendo già presenti nel terreno) e irrigazioni con più acqua, ma più distanti nel tempo.

    Buona norma é di alternare fertirrigazioni a irrigazioni con sola acqua e controllare sempre se ci siano carenze o eccessi. Se le piante stanno crescendo bene e sono in buona salute, non avranno bisogno di fertilizzanti.

Acqua per la coltivazione della canapa

L'acqua è presente nei vegetalifino al 95% del loro peso neifrutti e negli organi in crescita, intorno al 10-15% nei semi.

    L'acqua è indispensabile alle piante per i seguenti motivi: -si combina con l'anidride carbonica nel corso della fotosintesi per formare gli idrati di carbonio; -è il reagente di tutti i processi idrolitici che avvengono nelle piante; -rende possibile l'assorbimento delle sostanze nutritive in soluzione nel terreno da parte delle radici; funziona da veicolo per trasportare le sostanze nutritive dalle radici alle foglie, e da queste agli organi di utilizzazione e riserva; -inturgidendo le cellule determina la consistenza e l'aspetto caratteristici delle varie parti della pianta; -evaporando con la traspirazione, impedisce che le parti aeree si riscaldino troppo.

    Il 99% dell'acqua assorbita dall'apparato radicale verra eliminata sotto
forma di vapore tramite la traspirazione, dopo essere servita alla pianta come vettore dei diluitissimi sali minerali del terreno. Il resto potra servire per la costituzione di nuovo materiale vegetale.


                                        (da: "Agronomia" di F. Bonciarelli, edagricole).


    L'qualità dell'acqua data alle nostre piante dovrà essere la migliore: l'acqua non dovrebbe contenere sostanze tossiche alle piante, come il cl oro -spesso aggiunto come disinfettante negli acquedotti-, o sali alcalini. Il suo PH dovrà essere fra 6,5 e 7, e la sua temperatura simile a quella del terreno in cui sono contenute le piante, intorno ai 20- 22 °C.

     Il valore di elettroconduttività (EC) dell'acqua, con i fertilizzanti aggiunti, sarà compreso fra 1,5 e 2 -sotto all'uno per i primi 15 giorni di vita (da seme o da talea). Il controllo e l'eventuale correzione dell'EC dell'acqua è indispensabile in caso di coltivazione idroponica.

    L'EC è dato dalla quantità di sali presenti nell'acqua e aggiunti con i fertilizzanti, quantità che oltre i valori indicati potrebbero essere tossiche per le piante. Sarà quindi importante controllare ogni volta la soluzione di acqua e fertilizzanti da somministrare al terreno.

    Il fatto che la miglior produzione di resina si abbia in un clima piuttosto arido, non significa che bisogni privare le nostre piante dell'acqua durante la fioritura (anzi, le maggiori richieste di acqua si hanno durante la produzione di resina), ma soltanto che l'umidità relativa dell'aria dovrà essere bassa. Il terreno dovrà essere innaffiato regolarmente; piuttosto, per diminuire l'umidità si provveda ad aumentare la ventilazione e la temperatura durante il "giorno".

    La quantità di acqua necessaria ad ogni pianta dipende da numerose variabili, come la temperatura dell'aria e del terreno, l'umidità, il ricambio e la circolazione dell'aria, la misura dei contenitori, la taglia e l'età della pianta, il grado di ritenzione idrica del terreno. In genere, più le piante sono in buona salute, più velocemente costruiscono nuovo materiale cellulare e più acqua consumano. Come regola generale, quando si usa irrigare si versa una quantità di acqua equivalente alla al 20% della capacità del vaso (ad esempio, da mezzo ad un litro di acqua in vasi da 5 litri di capacità, a seconda della grandezza della pianta rispetto al vaso).

    Il terreno dovrà contenere una buona percentuale di acqua, ma non esserne troppo impregnato, se no le radici soffocherebbero e marcirebbero per mancanza di aria. Una buona regola è quella di aspettare che lo strato superficiale del terreno (primi 2-3 cm) sia asciutto prima di irrigare nuovamente. Rompere spesso la crosta che si forma dopo aver bagnato, e pressare il terreno contro ai bordi del contenitore, per un assorbimento uniforme e per evitare che l'acqua scoli via lungo le pareti se staccate dal terreno. Se il terreno si stacca dalle pareti per mancanza di acqua, le punte delle radici sarebbero esposte all'aria e morirebbero, provocando un arresto nella crescita per un periodo piuttosto lungo.

    Potrà essere utile un misuratore di umidità, anche per sapere quanta acqua può contenere lo strato inferiore del terreno. Un buon drenaggio è indispensabile. L'acqua in eccesso che si raccoglierà nei sottovasi non deve ristagnare più di 24 ore, o potranno formarsi alghe, muffe e funghi. Un contenitore per l'acqua da irrigazione in cui si lasci depositare l'acqua per un giorno, per permettere l'evaporazione del cloro eventuale e il raggiungimento di una temperatura simile a quella dell'aria, è un attrezzo indispensabile, utile anche per mischiare ali' acqua diverse sostanze nutritive.

    Un impianto di irrigazione a goccia potrà sicuramente essere utile per il mantenimento di un minimo di umidità nel terreno e per una fertilizzazione più efficace, ma non dovrà assolutamente sostituire del tutto l'irrigazione delle singole piante. Troppa acqua per una pianta può essere troppo poca per un'altra, soprattutto se non sono cloni provenienti tutti dalla stessa madre; lo stesso dicasi per i fertilizzanti. Se per irrigare useremo soltanto un impianto automatico, presto ci troveremo ad avere delle piante che soffriranno per mancanza di acqua, ed altre che staranno marcendo.

    È sempre meglio irrigare all'inizio del "giorno" (quando si accendono le luci), per permettere un controllo migliore dell'acqua eventualmente data in eccesso o in difetto e per evitare un aumento dell'umidità notturna.

    É più comune un eccesso di irrigazione piuttosto che una mancanza: le radici delle nostre piante hanno anche bisogno di ossigeno, che può penetrare nel terreno solo se questo non é inzuppato d'acqua.

    Oltre che per aggiungere sostanze nutritive, l'acqua può anche servire per dilavare il terreno, operazione a volte necessaria per limitare i danni di una dose eccessiva di fertilizzanti o per un accumulo di sali tossici nel terreno; oppure per lavare le foglie delle piante, operazione da ripetersi regolarmente (ogni 20-30 giorni) per permettere una buona respirazione; oppure per permettere di sopravvivere alle talee che non hanno ancora sviluppato radici, tramite frequenti irrigazioni fogliari.

    Una efficace traspirazione è necessaria, ed è importante che gli organi ad essa predisposti (gli "storni", organi respiratori presenti su tutta la superficie esterna della pianta) siano liberi da polvere, sostanze grasse, o tutto ciò che potrebbe pregiudicare il loro funzionamento.

    La traspirazione sarà tanto maggiore quanto la temperatura dell'aria sarà alta e la sua umidità sarà bassa; si ridurrà progressivamente con alti tassi di umidità e con la diminuzione della temperatura.

Terriccio da utilizzare per coltivare la canapa indoor

 La canapa cresce bene in un terreno fresco, ben drenato, di PH vicino al neutro e ricco di sostanza organica.

    Nel caso di coltivazione indoor, bisognerà fornire alle nostre piante una quantità di terreno sufficiente al loro sviluppo (il volume di radici sarà pari al volume della parte aerea) e della miglior qualità possibile. Si può stimare che, a parte il primo mese di vita, le piante necessitino di circa 5-1O litri di terreno per ogni mese successivo.

    Una quantità abbondante di buon terreno costituirà la base nutritiva delle nostre piante, permetterà di avere una riserva di nutrimenti disponibile a lungo, avrà un effetto "tampone" sull'acqua, permetterà un ampia crescita delle radici ed un raccolto ricco e bilanciato nei componenti. D'altra parte bisogna considerare che con una disponibilità ampia di terreno le piante, soprattutto se provenienti da semi, tenderanno a diventare esageratamente grandi per un ambiente ristretto. Bisognerà trovare un compromesso, e fornire una parte di nutrimenti con l'acqua di irrigazione.

    Bisogna iniziare sempre con il miglior terriccio disponibile in commercio. Non utilizzate mai la terra proveniente da esterni, provenisse anche dall'orto che dà la miglior verdura possibile: in un vaso diventerebbe presto durissima da penetrare per le radici e le piante non riuscirebbero più a crescere. In più potrebbe contenere insetti, le loro uova, o spore di funghi.

    Il terriccio scelto non deve avere una reazione acida se bagnato e sarà il più ricco in contenuti nutritivi fra quelli reperibili (spesso tenderà a diventare acido, e bisognerà correggerne il PH).

    Dovrà essere di una tessitura piuttosto fine ma al con tempo non appesantirsi troppo a contatto con l'acqua. I terricci reperibili nei negozi specializzati sono specifici per le esigenze delle cannabis, e migliorabili secondo le nostre.

    Utilizzare sempre terreno nuovo per ogni piantagione. Il terreno proveniente da coltivazioni precedenti potrebbe contenere insetti, uova, spore o microorganismi patogeni, sarà privato degli elementi nutritivi, ricco di scorie tossiche e diventerà rapidamente troppo compatto per una buona aerazione delle radici.

    Potrà essere un ottimo ammendante del terreno in un orto esterno, ma non utilizzatelo in vasi, nemmeno per altri generi di piante.

Le radici hanno bisogno di ossigeno, e per garantire loro una presenza di aria costante bisognerà mischiare al terriccio un materiale che trattenga l'aria. Il migliore è la perlite: di grana piccola, leggerissima, naturale, sterile, neutra e poco costosa. Altri materiali possono essere l'argilla espansa, la vermiculite (ottima per la semina, perché trattiene più acqua della perlite) e diversi tipi di rocce porose e vulcaniche (tipo zeolite, ottima per i terricci da utilizzare nei trapianti successivi alla semina e ricca di acidi umici e fulvici); la sabbia grossa va bene, ma é pesante: se ne può utilizzare un poco in caso di terricci molto leggeri.

    Il PH indica se il terreno è acido o alcalino, ed è espresso da una scala da 1 a 14. Più è basso e più è acido, più è alto e più diventa alcalino. Si dice neutro quando sulla scala indica 7. La canapa cresce al meglio, riuscendo ad assimilare il massimo di sostanze nutritive se il PH è fra il 6 e il 7. 6,5-6,8 sarebbe perfetto (in caso di coltivazione idroponica -vedi- il PH deve essere leggermente più basso, intorno al 6,3).

    Secondo il grafico riportato sotto, le diverse sostanze nutritive potranno essere assimilate in quantità maggiori o minori, a seconda del PH del terreno. L'azoto, il potassio, il calcio e il magnesio richiedono un PH piuttosto alto (7 e oltre) per la massima disponibilità, mentre il fosforo e i micronutrienti saranno utilizzabili appieno solo con un PH inferiore a 7.


    Le radici si abituano ad un certo grado di PH, ed ogni cambiamento rapido, se i valori iniziali erano corretti, porterà soltanto a problemi di adattamento e ritardi nella crescita. D'altra parte, un terreno di crescita ricco di materiale organico tende nel tempo a diventare più acido. Questo fatto, se il cambiamento di acidità si mantiene su livelli bassi, da circa 7 a 6-6,5, ed avviene lentamente, può essere utile per una migliore utilizzazione dell'azoto nella fase di crescita, ed una maggiore disponibilità di fosfo
ro in fioritura. Un PH oltre il 7,5 o inferiore al 5,5 sono inadatti alla crescita delle cannabis.

    I fertilizzanti organici (e di origine minerale) saranno il nutrimento delle nostre piante, e potranno essere di effetto lento (mescolati al terreno) o rapido (somministrati durante le varie fasi di sviluppo). I fertilizzanti chimici danno un rapido effetto e sono efficaci, ma sono tossici per i futuri consumatori delle piante e influiscono molto sul sapore finale del prodotto, lasciando un gusto decisamente sgradevole.

    Per la preparazione di un buon terreno di crescita bisogna tener conto che la richiesta di ossigeno da parte delle radici dovrà essere tanto più facilitata quanto più le piante (o a maggior ragione le talee) sono giovani. Al contrario, più avanzeranno nella crescita e maggiore sarà la richiesta di nutrimenti, che dovranno essere presenti nel terreno e aggiunti all'acqua di irrigazione.

     Per l'attecchimento dei semi o la radicazione delle talee (primi 15 giorni) un terriccio specifico con l'aggiunta del 40-50% in volume (per i semi può bastare il 30 %) di perlite dà ottimi risultati. Non si aggiungeranno fertilizzanti: al limite un poco di fosforo (pochissimo!) sotto forma di guano di pipistrello, o di prodotti a base di alghe per non rischiare di bruciare le piantine.

    La lana di roccia è il sostituto del terreno, usato quasi universalmente per la radicazione delle talee. La lana di roccia è cancerogena se respirata. Non è consigliabile usarla, visto che i risultati possono essere identici, con un poco di attenzione, se si usano terriccio e perlite, che per la sola radicazione può anche essere usata pura.

    Durante la crescita vegetativa il terreno dovrà essere ricco di nutrimenti assimilabili e le radici dovranno crescere velocemente per permettere un rapido sviluppo della parte aerea. In questo caso l'ideale sarà un terreno preparato mischiando il 60% di terriccio con il 20% di perlite (o altro materiale poroso, anche di grana più grossa, tipo zeolite, rocce vulcaniche o argilla espansa) e il 20% di fertilizzanti organici e minerali con titolo basso, tipo letame ben maturo o humus di lombrico (vedi oltre -sostanze nutritive).

    In fioritura le piante si gioveranno del massimo di sostanza nutritiva ben assimilatasi al terreno, e le proporzioni potranno essere di 40% di terriccio, 20% di perlite e altri materiali di grana più grossa e 40% (se perfettamente decomposto, ma non esageriamo!) di fertilizzante organico.

    Una buona norma sarà quella di mischiare i vari componenti del terreno quanto prima possibile (la perlite e i vari materiali porosi possono anche essere aggiunti all'ultimo momento) e accuratamente per permettere un buon amalgama e una stabilizzazione delle reazioni (1-3 mesi prima dell'utilizzo).

    La temperatura del terreno dovrà favorire la formazione delle radici e l'assorbimento da parte di quest'ultime delle sostanze nutritive. Una temperatura uguale o di poco differente a quella dell'aria circostante darà buoni risultati. Se il suolo dell'ambiente fosse freddo, mantenere i vasi distaccati da terra. Se la temperatura del terreno rimane inferiore ai 20°C si avrà un rallentamento sensibile della crescita. In questo caso possono essere utili delle serpentine riscaldanti (tipo quelle per rettilari) che consumano relativamente poca corrente elettrica e sono efficaci soprattutto in fase di germinazione e radicazione delle talee.

    I contenitori migliori e più pratici sono i vasi di plastica. Sono leggeri, possono essere riutilizzati (lavarli sempre prima), permettono di trapiantare o di spostare con facilità una pianta e non marciscono né si rompono facilmente. Meglio siano quadrati piuttosto che rotondi: contengono più terreno e occu pano meno spazio. Con i vasi di plastica, l'unico inconveniente è che se il terreno si secca, tende a distaccarsi dalle pareti, facendo si che poi l'acqua di irrigazione scoli via rapidamente e che le estremità delle radici bru cino, se scoperte a lungo.

    Bisognerà prima di ogni irrigazione controllare ed eventualmente pressare il terreno contro le pareti. Utilizzare sempre sottovasi singoli: eviterete di inzuppare il pavimento con l'acqua che inevitabilmente uscirà dai vasi, permetterete alle piante di recuperare quella stessa acqua, e potrete avere un controllo accurato delle esigenze d'acqua di ogni singola pianta.

    I vasetti di torba si inzupperanno presto e si romperanno molto facilmente, soprattutto al momento del trapianto; quelli di terracotta permettono una migliore traspirazione, ma sono costosi, pesanti, si rompono facilmente e in caso di trapianto non è facile estrarre il pane di terra integro.

    Per l'attecchimento dei semi o la radicazione delle talee, vasetti con un lato di 8-12 cm permetteranno un rapido sviluppo delle radici nei primi stadi di vita. Si trapianteranno presto (dopo 15-30 giorni max.) in vasi più grandi. Se da tale a, vasi da 20-40 cm di lato (15-25 litri di capacità) permetteranno che le piante non debbano più subire trapianti fino alla raccolta, una rapida espansione delle radici ed un conseguente rapido sviluppo della parte aerea.

    Se da seme, sarà più pratico trasferire dapprima le piantine (sempre dopo 15-20 gg.) in vasi da 15-20 cm di lato (4-6 litri). Durante la fase
di crescita occuperanno molto meno spazio, permettendo di mantenere molte più piante sotto ad una lampada.

    Subito dopo la determinazione del sesso, le piante superstiti dovranno essere trapiantate in contenitori più grandi (25-40 cm). É possibile portare le piante a maturazione nei vasi da 15-20 cm, ma bisognerà fornire alle piante molto più nutrimento con l'acqua di irrigazione, stando molto attenti ai rischi di sovradosaggio (il primo sintomo è una colorazione delle foglie più scura, seguita da un arricciarsi verso il basso delle foglie stesse: sospendere i fertilizzanti e irrigare con abbondante acqua).

    Le piante madri vegeteranno bene in mastelli (più comodi perché forniti di manici, utili per gli spostamenti) di 60-80 cm di di diametro (50-150 l. di capacità).

    Fornire sempre ogni vaso di sottovaso, utile per evitare perdite di acqua e per controllare l'assorbimento dell'acqua stessa da parte di ogni singola pianta. L'acqua non dovrà mai ristagnare nei sottovasi per più di 24 ore, altrimenti potrebbero formarsi muffe e marciumi.

venerdì 8 gennaio 2016

Perchè aumentà l'umidità quando si spegne la lampada

 Come abbiamo già visto l'umidità dell'aria è relativa alla sua temperatura, a temperature più alte aumenta la capacità dell'aria di intrappolare le molecole di vapore acqueo, viceversa col calare della temperatura diminuisce questa capacità.

Ne deriva che quando si hanno sbalzi di temperatura si avranno anche cambiamenti di umidità relativa, se poi lo sbalzo è di diversi gradi in poco tempo i livelli di umidità relativa possono andare fuori controllo e possono essere dannosi. Questo è proprio quello che si verifica quando spegniamo la lampada, dopo pochi minuti dallo spegnimento della luce il bulbo progressivamente diminuisce la sua temperatura e nel giro di pochi istanti l'umidità sale vertiginosamente, dacchè solitamente insieme alla lampada si spegne anche l'estrazione d'aria. Questo sbalzo repentino provocherà  un innalzamento immediato  fino a soglie pericolose che possono dare luogo a muffe o comunque compromettere la salute della pianta. Proprio per questo, bisognerebbe sempre lasciare l'estrazione accesa anche nel periodo di buio, magari al minimo se l'estrattore è dimmerabile altrimenti regolandolo con  un potenziometro od un timer, intervallando qualche ciclo di acceso e spento nelle ore di buio.

Temperatura ed umidità ideali nella coltivazione indoor.

 Per la coltivazione indoor è fondamentale ricreare le condizioni ideali per far sviluppare le nostre piante in modo sano e veloce, l'umidità e la temperatura sono i due parametri essenziali da monitorare per ottenere ciò. Lo strumento che si usa per rilevare il livello di umidità e la temperatura all'interno della growbox si chiama termoigrometro, e si può acquistare per poco più di 10 euro anche su internet.

Mentre tutti noi sappiamo che la temperatura si misura in gradi Celsius (C°), è meglio spendere qualche parola in più sull'umidità, la sua unità di misura ed il suo significato, in quanto spesso si fatica a mantenere il giusto livello di umidità proprio perchè non ne si conoscono le caratteristiche fisiche.
L'umidità viene rilevata in percentuale (%) e viene detta "umidità relativa".
La percentuale rappresenta la capacità dell'aria di intrappolare il vapore acqueo, ad esempio una stanza con umidità al 90% avrà le pareti bagnate perchè l'aria fatica a mantenere sospesa tutta l'acqua sottoforma di vapore acqueo, mentre una stanza con umidità al 40% sarà asciutta ed anzi qualsiasi cosa all'interno della stanza tenderà ad asciugare velocemente perchè l'aria è scarica e non fatica ad immagazzinare vapore acqueo.
La capacità dell'aria di intrappolare vapore acqueo non è un valore assoluto, ma relativo alla temperatura dell'aria stessa. Quindi aria più calda tratterrà più umidità, mentre aria  fredda ne tratterrà meno.
Da quest'ultima frase importantissima si deduce che bisogna sempre temere gli sbalzi improvvisi di temperatura e che si deve dare la precedenza alla regolazione della temperatura all'interno della growroom e poi regolarne l'umidità, se si facesse il contrario ci si troverebbe con un valore di umidità sballato.

Livelli ottimali di temperatura:

Fase di germinazione: intorno ai 20°C
Fase vegetativa (crescita): appena sopra ai 20°C

Fase della  fioritura: avvicinarsi il più possibile ai 25°C

 Al di sopra dei 28°C ci sarebbe una facile proliferazione di insetti e funghi.
Oltre i 30 gradi la pianta tenderebbe a traspirare troppo, mostrando facilmente fenomeni di stress.
Al di sotto dei 20 gradi tutti i processi di crescita sono rallentati progressivamente, fino a fermarsi sotto ai 1O °C.



Livelli ottimali di umidità:

Fase di germinazione: intorno all 80%
Fase vegetativa (crescita): 60-70%

Fase della  fioritura: 45/55%

L'umidità dell'aria deve variare, diventando progressivamente più secca con il progredire della crescita e maturazione.
Quando l'umidità sale oltre il 90% l'aria nel nostro luogo di coltivazione si  satura d' acqua che va a depositarsi sulle superfici quali (foglie, vasi, pareti) non permettendo la corretta  traspirazione dagli stomi(pori) delle foglie, aumentando inoltre il rischio di  muffe o funghi. Altresi, quando invece l'umidità scenderà sotto il 40%, la pianta comincerà a chiudere gli stomi; non permettendo la traspirazione corretta e rallentando sensibilmente la sua velocità di crescita.
Un tasso di umidità eccessivamente alto in fioritura provocherà una crescita maggiore dei rami ed un ritardo nella maturazione, oltre a poter creare problemi di formazione di muffe. Ne deriva che se la maturazione sta richiedendo più tempo del previsto è possibile velocizzarla uabbassando l'umidità dell'aria, ma attenzione a rimanere entro i parametri perchè un'aria troppo secca causerà problemi di accrescimento radicale e fogliare, con diminuzioni della resa.

giovedì 7 gennaio 2016

Fase vegetativa

Come sappiamo la fase vegetativa è una parte importante del ciclo vitale della cannabis, vediamo insieme cosa significa, quanto dura (o quanto farla durare indoor), e di che nutrienti/luce ha bisogno la piante durante questo periodo!

Avete appena fatto germinare i vostri piccoli e preziosi semi ed ora vi ritrovate con delle splendide piantine piene di vita nel loro primo vasetto, da qui comincia la fase vegetativa. In questa fase le piante svilupperano soprattutto l'apparato fogliare, e se ben curate tramite alcune tecniche (LST, topping, cropping) svilupperanno bene anche i rami secondari, cosa molto importante soprattutto se si coltiva indoor perchè permette disfruttare appieno lo spazio nella growroom e quindi la luce della lampada. Se le nostre piantine si trovassero all'aperto germoglierebbero agli inizi della bella stagione e ci sarebbero lunghe giornate di sole ad aspettarle, la stessa condizione la dovremo ricreare artificialmente in indoor impostando il timer della nostra lampada a 18/6 ovvero 18 ore di luce e 6 di buio in cui la pianta riposa. Il rapporto tra ore di luce e ore di buio viene chiamato fotoperiodo, le piante di canapa sono sensibili al fotoperiodo (eccezion fatta per le autofiorenti) e da esso dipende il loro comportamento, in natura in fatti quando le ore di luce cominciano a diminuire le piante riconoscono il cambiamento e lo interpretano come l'avvicinarsi dell'inverno e cominciano la fase di fioritura per poter produrre i semi e garantire il continuare della loro specie. Lo stesso verrà simulato nella nostra groowroom, si passa quindi ad esempio ad un fotoperiodo di 12/12 per dare il via alla fioritura. Tornando al tema principale la scelta del fotoperiodo influenza la velocità di crescita della canapa durante la fase vegetativa, le piante di canapa infatti crescono più rapidamente se ricevono più ore di luce giornaliere. Dare alle nostre piante 24 ore di luce al giorno vorrà dire cercare di farle crescere il più rapidamente possibile, e in certi casi questo è utile. L'esperienza ha però dimostrato che oltre le 18 ore il vantaggio è minimo e c'è il rischio di stressare troppo la pianta. Un ritmo giornaliero di luce/buio si avvicina di più ai ritmi naturali e permette alle piante di riposare. 18 ore sono comunque le ore di maggior durata del giorno a latitudini quasi estreme per la canapa e la presenza di un periodo di "notte", con temperature inferiori al "giorno", permette la migrazione dei primi prodotti della fotosintesi dalle parti verdi verso gli organi di accumulo e riserva (radici, semi, frutti); se questi prodotti restassero dove la reazione si svolge, ne rallenterebbero la velocità a darebbero luogo ad accumuli tossici.

All'aperto il coltivatore non deve prendere alcuna decisione in merito alla durata o soprattutto al cambio di fotoperiodo, ma in indoor invece questa decisione deve essere presa e risulta essere anche una delle più importanti. Se si mandasse in fioritura una pianta troppo presto si avrebbe un raccolto molto ridotto, mentre se si tardasse troppo si rischierebbe di avere una pianta troppo grande per il box che la contiene rovinando irreparabilmente la buona riuscita del ciclo. Quali sono allora i parametri secondo cui agire?

Non ci sono regole fisse ma generalmente si cerca di coprire quasi completamente lo spazio che il nostro box offre, magari ponendo una rete  sopra i vasi su cui allargare i rami con delle legature (SOG) oppure aplicando alcune altre tecniche di coltivazione apposite, in media 2-3 settimane sono sufficienti per raggiungere la giusta dimensione e procedere con la fioritura con il massimo numero di cime ben illuminate possibili.

La fase vegetativa è anche il periodo in cui le nostre piantine mostreranno il loro sesso, nel caso in cui abbiate piantato dei semi regular (le seedbank chiamano così tutti quesi semi che derivano da piante normalmente fecondate e che possono cioè rivelarsi sia femmina che maschio) sarà questo il momento in cui riuscirete a determinare quali sono le piante femmina da tenere ed invece quali sono i maschi da eliminare. Essi infatti non contengono sostanze psicoattive, e sono un totale spreco di risosrse visto che il nostro spazio è limitato.

Una pianta nel pieno della fase vegetativa ha bisogno di alcune accortezze per poter crescere velocemente, inannzi tutto il terreno deve essere soffice e ricco di nutrienti, la crescita della pianta comincia prorpio dalle radici, se le radici vengono ostacolate da un terreno duro e poco fertile l'intera crescita della pianta rallenterà. Esiste in fatti un equilibrio tra la parte della pianta esposta alla luce e la metà dentro il vaso.

Le temperature ideali sono di: appena sopra ai 20°C per la prima fase di crescita se da seme o da talea e per la crescita vegetativa; appena al di sotto dei 25 °C per la fioritura (in questa fase è bene che la "notte" sia fredda, condizione che sembra favorire la produzione di resina). Al di sopra di queste temperature ci sarebbe una facile proliferazione di insetti e funghi. Oltre i 30 gradi la pianta tenderebbe a traspirare troppo, mostrando facilmente fenomeni di stress. Al di sotto dei 20 gradi tutti i processi di crescita sono rallentati progressivamente, fino a fermarsi sotto ai lO °C.



lunedì 4 gennaio 2016

Come germinare i semi di canapa

Ci sono diversi modi molto facili per far nascere i nostri semi di marijuana senza rischiare di farli morire, ed evitare così di sprecare soldi e tempo inutilmente. Prima di tutto elenchiamo le condizioni necessarie alla germinazione del seme che dovremo sempre tenere in considerazione e rispettare in ogniuno dei metodi sotto descritti. Vediamole in ordine di importanza:
  • Umidità 70% o superiore
  • Temperatura tra i 20-25°
  • Buio

Processo di germinazione

Germinazione tra due strati di carta assorbente (scottex):
Fin dall'asilo ci hanno insegnato questo metodo per far nascere i fagioli, semplice ed infallibile. Si tratta  di riporre i nostri semi tra due strati di carta assorbenete ripiegata più volte ed inumidita con acqua del rubinetto. Consiglio di riporre il nostro involucro in un piattino e di coprire il tutto con un altro piattino capovolto in modo da oscurare i semi e trattenere l'umidità, oppure più semplicemente in una confezione di plastica richiudibile coperta con uno straccio. Terere il tutto in un ambiente caldo, se avete a disposizione un tappetino riscaldato lo potete usare tranquillamente! Ricordatevi di controllare che la carta sia umida ogni giorno e di aggiungere acqua nel caso si asciughi troppo. Nel giro di 4 giorni i nostri semi dovrebbero aver mostrato la loro radice e sarà possibile trapiantarli in un vaso con delicatezza senza danneggiare la piccola radichetta. Bisogna porre la parte aperta del seme con la radice verso l'alto a 5-7 mm di profondità, non di più altrimenti il germoglio rischia di morire prima di raggiungere la superficie. Fate attenzione al terreno che sceglierete, dovrà essere soffice e ricco di nutrienti per non ostacolare troppo le giovani radici.

Vantaggi:
  • Veloce e sicuro
  • Si ha la certezza di piantare nei vasi dei semi "vivi"
Svantaggi:
  • E' possibile danneggiare la piantina durante lo spostamento nel vaso
  • Il germoglio ci mette un po' ad ambientarsi quando spostato in terra
Germinazione con scottex


Germinazione in terra o cubetti di lana di roccia
Questo metodo è senza dubbio il più tradizionale e scontato, la pecca è che non ci permette di avere sempre sott'occhio i nostri semi ma ci fa sicuramente risparmiare un pò di tempo. L'unica cosa di cui dobbiamo veramente curarci se scegliamo di piantare direttamente i semi in terra è di avere un terriccio molto soffice e di qualità che non ostacoli minimamente la piantina. Una volta che ci saremo procurati il giusto terreno potremo usare come vaso dei bicchieri di plastica o dei vasetti di yogurt, e dopo averli riempiti di terra piantarci i semini a 4-5 mm di profondità. In alternativa nei negozi di giardinaggio si possono acquistare dei cubetti di lana di roccia che avranno la stessa funzione. In entrambi i casi utilizzare uno spruzzino per inumidire la terra senza smuovere il terreno e rischiare così la vita del nostro semino. Dopo 6-8 giorni vedremo spuntare le prime timide foglioline!


Vantaggi:
  • Il metodo più veloce
  • Non si rischia di uccidere la piantina durante il trapianto 
Svantaggi:
  • Se qualche seme non nasce lo scopriremo solo dopo diversi giorni

Lana di roccia

Leggi anche:
Dove comprare semi di cannabis in modo sicuro
La fase vegetativa 

Dove comprare i semi di cannabis?

Semi di canapa

L'avanzare della tecnologia ha facilitato oltre che lo scambio di informazioni attraverso Internet anche lo scambio di merci e di prodotti di ogni tipo tra le varie nazioni, basti bensare al colosso Amazon, facilitando anche gli scambi di materiale al limite della legalità come i semi di cannabis. Si possono trovare infatti decine e decine di siti su cui acquistare semi di tutti i tipi e per tutte le tasche, con tanto di scheda tecnica sui tempi di maturazione, quantità di raccolto prevista e percentuali di THC. I siti in questione hanno principalmente sede in Olanda Spagna e Portogallo dove la coltivazione della cannabis è legale o altamente tollerata. Ma è sicuro acquistare da questi siti?

Se siete delle persone abbastanza ansiose e l'idea di ordinare dei semi online vi preoccupa considerate l'alternativa di recarvi presso un grow shop vicino alla vostra città, spesso questi negozzi attrezzati per il giardinaggio indoor vendono anche semi, o si offriranno di ordinarli per voi. Vi basterà cercare su google "grow shop roma" ad esempio per ottenere una lista di negozi tra cui scegliere. In questo modo potrete pagare per contanti e non sarete mai rintracciabili in nessun modo. Resta anche il metodo più sicuro per procurarsi anche il resto dell'attrezzatura.

Se invece voltete godere dell'ampia scelta di semi reperibili sul web assicuratevi che il sito da cui comprate faccia pacchetti anonimi, e che accetti pagamento in contanti tramite posta. In questo modo vi assicurerete che non resti traccia della transazione, e che il pacchetto anonimo di minime dimensioni passi inosservato.

Per mia esperienza personale di coltivatore voglio però avvertirvi che molti dei semi venduti su diversi siti provengono in realtà dagli stessi coltivatori ovvero piccoli privati, per la maggior parte spagnoli, i cui semi vengono poi etichettati a piacimento. Rimangono poche invece le seeds bank con un loro breeder, ovvero colui che incrocia le piante e segue la selezione fino ad ottenere dei semi stabili che ripresentano le caratteristiche ricercate. A mio avviso le migliori seed bank per qualità sono le seguenti: barney , dinafemdnagenetics, a volte spendendo un pò di più sui semi si raddoppia il raccolto, sia in qualità che in quantità, oltre a finanziare chi investe sulla ricerca e non chi truffa i principianti.

venerdì 1 gennaio 2016

Quale lampada utilizzare?

Qual'è il miglior tipo di lampada per coltivare indoor la cannabis? Per rispondere a questa domanda bisogna innanzi tutto specificare che la crescita della canapa avviene in due fasi: vegetativa e fioritura e che ogniuna di esse ha le sue necessità in fatto di luce.

Le lampade a fluorescenza

 Le lampade a fluorescenza non sono altro che i comuni neon o lampade a risparmio energetico, come tutti sappiamo bene i neon hanno il vantaggio di riscaldare poco ed hanno una luce fredda, questo significa che sono adatti soprattutto alla fase vegetativa della pianta. Consumano poco e producono di conseguenza pochi lumen e devono quindi essere tenute veramente vicine alle piante circa 5 cm (evitando sempre di metterle a contatto altrimenti si possono scottare).
Per questi motivi spesso i cicli di coltivazione prevedono di cominciare con una luce neon per le prime 2-3 settimane durante la fase vegetativa e di cambiare lampada quando si passa alla fioritura.
Ci sono vari tipi di neon che differenziano in forma dimensioni e quindi anche nei consumi ma tutti hanno bisogno di uno starter, di un alimentatore e di un porta neon con riflettore, mentre le lampade a risparmio energetico hanno solo bisogno del riflettore.


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 Le lampade HPS o HID

Le lampade HPS (High Pressure Sodium) appartengono alla categoria delle lampade a scarica, o lampade a luminescenza ad alta intensità (HID).
Queste lampade si basano sull'emissione di radiazioni elettromagnetiche da parte di un gas ionizzato. Questo processo avviene attraverso la produzione di una scarica elettrica.
Sono formate da un'ampolla di quarzo nel quale è contenuto il gas, che in realtà è il vapore di un elemento solido o liquido (come il sodio nel caso dell'HPS). La luce prodotta da questo tipo di lampade è di colore chiaro, ma tendente al giallo con elevati valori di rosso (circa 2500 gradi kelvin) ed hanno una vita molto lunga (oltre 1500 ore).

Queste lampade per tipo di spettro e potere di illuminazione e penetrazione sono indicate per la fase di fioritura, sono caratterizzate da un'alta temperatura di funzionamento che richiede il raffreddamento della growroom tramite areazione forzata e hanno un consumo molto più elevato rispetto ai neon.




Lampade LED

Le lampade e i pannelli a Led sono l'ultima scoperta per la coltivazione indoor. Grazie al loro spettro ottimizzato, di tipo "agro" sono ideali sia per la fase vegetativa che per fioritura. Possono essere posizionate a pochi centimetri dalla cima della coltivazione indoor in quanto la loro emissione di calore e pari a quasi zero. Questi pannelli sono composti da sigoli LED con le giuste lunghezze d'onda assorbite dalle piante per non sprecare minimamente corrente, infatti a vederle producono  una luce violacea. Per quanto detto fino ad ora sembrerebbero essere le migliori, anche loro però hanno i loro aspetti negativi il costo è molto più elevato e non producendo calore a volte si ha bisogno di una seconda fonte di calore per mantenere la giusta temperatua che permette alle piante di crescere. Il settore delle lampade LED è in continua espansione e non è detto che in futuro riescano a superare tutti gli altri tipi di lampade.